Con l’imposizione delle ceneri sul capo è iniziata la Quaresima. L’Arcivescovo ha celebrato con i detenuti a Montacuto, poi in Cattedrale e in serata con i giovani della pastorale giovanile, giunti da diverse parrocchie della arcidiocesi, nella chiesa del Crocifisso.
Di seguito viene riportata l’omelia dell’Arcivescovo:
“Con la Quaresima abbiamo iniziato il cammino verso la luce della Pasqua. Non è un cammino geografico, ma che tocca la nostra esistenza, la nostra vita spirituale. Ci mettiamo con umiltà sulle orme di Gesù, ripercorrendo il suo cammino. La sua “quaresima” è stata un entrare nel “deserto” del creato per farlo tornare ad essere quel “giardino” della comunione con Dio, di cui l’uomo si è privato con il peccato originale. Viviamo i nostri giorni spesso in mezzo ad affanni e dura realtà, ma con la luce della fede nel cuore. Non lasciamo trascorrere questo tempo di grazia, tempo favorevole. Chiediamo a Dio di aiutarci a mettere in atto un cammino di vera conversione, di ritorno a Lui con tutta la nostra vita. La quaresima sia il segno sacramentale della nostra conversione che ha come punti di forza: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Papa Francesco nel suo messaggio ci spiega le tre parole: “Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore. Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia. Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità”. (Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2019).
Nel cammino quaresimale abbandoniamo l’egoismo, cioè lo sguardo fisso su noi stessi e rivolgiamoci alla Pasqua di Gesù, facciamoci prossimi dei fratelli e delle sorelle in difficoltà condividendo con loro i beni spirituali e materiali. Ci sia donato di non stancarci in questo cammino, di non demordere, di essere forti, motivati, determinati, non perché eroi, ma perché discepoli di Gesù, aiutati dalla Sua grazia, per una vita nuova, per un deserto che torna a fiorire. In questo anno in cui ricordiamo gli ottocento anni della partenza di san Francesco di Assisi dal porto di Ancona, lasciamoci guidare dalla sua santità. Forse non tutti sanno che S. Francesco d’Assisi non viveva una sola quaresima all’anno, bensì cinque, quindi nell’arco di un anno, passava più tempo nella penitenza e nel digiuno, che non nella festa o altro. La quaresima del santo era parte integrante di un profondo cammino di conversione, era la via ardua della conformazione a Cristo, come per un atleta professionista, l’allenamento e la palestra. Conformazione a Cristo vittorioso sul peccato e sulla morte, Cristo povero e orante nel deserto, nel Quale tutte le cose sono state ricapitolate. Veramente la vita di Francesco, fu un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio”.
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