“A tu per tu con…” è il ciclo di tre incontri organizzati dalla Pastorale giovanile, sul tema della relazione, e l’ospite del primo appuntamento è stata Valentina Cason, responsabile nazionale dell’Area Evangelizzazione, prevenzione e sensibilizzazione della comunità Nuovi Orizzonti, accompagnata da Armando e Anabel, due giovani che vivono nella comunità di Frosinone. Nel salone Margherita della parrocchia dei Salesiani, Valentina ha presentato la comunità e ha parlato della sua storia e della relazione con l’io, dell’importanza di ascoltarsi e conoscersi. Tantissimi i giovani presenti all’incontro, a cui hanno partecipato Mons. Angelo Spina, arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo, e don Alessio Orazi, responsabile della Pastorale giovanile.
«La relazione con l’io nasce da un ascolto di sé – ha detto Valentina – e siccome il mondo non ci insegna ad ascoltarci perché siamo frastornati da tanti rumori, ho imparato che soprattutto nel silenzio trovo una dimensione vera di me». Partendo da alcuni episodi di Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, Valentina ha chiesto ai giovani di «provare ad ascoltare se stessi». Chiara nasce da una famiglia focolarina e, all’età di 11 anni, fa un’esperienza forte con Chiara Lubich (fondatrice del Movimento dei Focolari) che, durante un incontro con i giovani, domanda loro: “Chi di voi desidera mettere al centro della sua vita l’amore? Chi di voi desidera vivere per amare? Chiara alza la mano perché desidera veramente fare della sua vita un inno all’amore. «Queste domande ora le faccio a voi – ha detto Valentina – desiderate vivere per amare? La vostra vita è un inno all’amore?».
Chiara cresce e, a 18 anni, un giorno va al mare con gli amici. Alla guida dell’auto c’è un giovane che ha bevuto e che perde il controllo della macchina. Prima che l’auto si schianti giù dalla scogliera, Chiara riesce ad uscire e, dopo quell’esperienza, si rende conto che nella vita tutto passa, solo l’amore resta. «Quello che rimarrà di noi è quanto avremmo amato – ha detto Valentina – San Francesco e san Giovanni Bosco, perché li ricordiamo? Perché hanno amato tanto. Lei si rende conto che l’istante presente non tornerà più perché è unico. La vita è unica e ogni istante va vissuto in pienezza».
Valentina ha anche chiesto: «Chi di voi desidera essere felice? Chi di voi, in questo momento, sente nel cuore una sensazione di pienezza, un cuore traboccante? Gesù ci ha promesso la gioia piena, come dice il capitolo 15 di Giovanni: “Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”». A questo punto Valentina è passata alla sua storia personale, perché lei questa gioia non la sentiva: «La domanda che mi sono fatta ad un certo punto della vita è stata: cosa ti manca? Questa domanda mi ha messo in crisi profondamente. Iniziare ad ascoltare Valentina, a prendermi cura di me, a volermi bene è stato il primo passo vero d’amore, prima ancora di iniziare ad amare l’altro, perché se non sapevo amare me stessa non potevo andare verso l’altro».
Valentina ha raccontato che «proviene da una famiglia, con padre militare e madre insegnante, in cui purtroppo i miei genitori non andavano d’accordo. Mi è mancato il calore, l’amore, perché un figlio si nutre anche dell’amore che i due coniugi hanno tra di loro. Questa mancanza ha creato il primo vuoto affettivo che mi ha segnato. Secondo voi è possibile che una ferita di questo tipo comprometta una capacità futura di amare? Purtroppo sì e, se non prendiamo in mano le nostre ferite, la relazione con noi stessi, e non lasciamo che Gesù le guarisca, facciamo dei danni pazzeschi involontariamente con gli altri. La situazione nella mia famiglia ha creato dentro di me un grido: ho bisogno di essere amata, ho bisogno di andare bene così come sono.
Crescendo, nei rapporti effettivi, ho elemosinato amore e, con scelte sbagliate, pian piano ho fatto l’esperienza di un cuore di carne che diventa un cuore di pietra. Amare per me equivaleva a soffrire. Io avevo una doppia vita, ero una tipica brava ragazza con il massimo dei voti, educatrice in parrocchia, ma vivevo anche una vita di peccato e, durante una missione di evangelizzazione a Riccione, davanti al Santissimo, ho sentito l’amore di Dio come un oceano travolgere il mio cuore e dirmi: “Io ti amo adesso, così come sei”. È quello che avevo cercato tutta la vita, ma in strade sbagliate. Dio ha amato la mia fragilità e ha abitato quel vuoto perché Dio è amore. Ho sentito un amore incondizionato e misericordioso. Dopo questa esperienza la mia vita è cambiata e ho deciso di lasciare tutto per entrare in comunità.
Nonostante le ferite, attraverso un cammino di guarigione del cuore, ho iniziato un percorso in cui ho imparato a lasciarmi amare e ad amare. Dio ha curato le mie ferite. Se prima mi chiedevo “La mia vita che senso ha?”, poi ho capito che Qualcuno ha sognato in grande su di me. C’è un Dio che ha sognato su di te e quello che Dio ha pensato per te lo puoi fare solo tu. Dio su di te ha sognato in grande e io ho sentito che la mia vita era fatta per qualcosa di grande. Il sogno che io avevo sulla mia vita era più piccolo di quello che Dio aveva su di me. Io so che se dovessi morire domani e dovessi scegliere come vivere il mio ultimo giorno, sceglierei di fare quello che faccio. Ed essere nel posto giusto nel momento giusto è il dono più grande. Sono felice».
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