Il quinto incontro di preghiera per le vocazioni a San Ciriaco era sold out, complice la partecipazione del gruppo dell’Azione Cattolica di Falconara accompagnata da Don Valter, Don Gaetano e dai seminaristi Lorenzo Rossini e Giuseppe Luigi Rella. Don Massimiliano, parroco della parrocchia dei Salesiani di Ancona, ha guidato i tanti giovani presenti all’avvicinarsi al Santissimo esposto proclamando il vangelo di Giovanni del Buon Pastore. Come sempre l’arcivescovo Angelo ha accompagnato la meditazione dei presenti con una riflessione sulla chiamata alla vita sacerdotale, dopo aver approfondito nei precedenti incontri la vocazione alla vita, all’amore, alla santità e al matrimonio. Nell’introduzione, si è soffermato sul fatto che tutta la nostra vita non consiste nel fare domande, ma nel dare risposte alle chiamate che riceviamo, che ognuno riceve nei diversi momenti della vita. In questa ottica la Vocazione è come una chiave, ognuna apre una porta diversa. È come un seme, ognuno dà una pianta diversa, un fiore diverso. La chiamata di Gesù è per tutti, ma per qualcuno è speciale, come quella che fa a Pietro e ad Andrea sul lago di Tiberiade. “Lasciate le vostre reti e seguitemi”. Ognuno di loro aveva la sua vita, il suo percorso, la sua storia e all’improvviso arriva Gesù: c’è uno sconvolgimento, una chiamata, così grande da seguirlo e lasciare tutto. Gesù trasforma gli apostoli da pescatori a “pescatori di uomini”, cioè salvatori: nell’acqua le persone affogano, muoiono, con le braccia innalzano la preghiera “aiutami”; in questo caso la salvezza consiste nel portare la buona notizia, salvare le anime e dare loro la vita eterna. Come riconoscere allora la Vocazione? Bisogna mettersi in ascolto: dietro di essa non c’è una volontà o un desiderio personale, non si parte dal “cosa voglio fare nella mia vita” ma cosa Gesù vuole che io faccia. La vocazione non è una scelta, ma è prima di tutto mettersi all’ascolto e poi mettersi in gioco: seguire Gesù è un rischio, ma ne vale la pena. Non c’è un rapporto di compravendita, un “do ut des” come pensavano gli apostoli, ma è gratis: se tu mi segui io di do il centuplo, ti do la vita eterna. L’arcivescovo ha concluso la sua riflessione con una rassicurazione: il Signore ha chiamato, chiama e chiamerà il suo popolo, bisogna vedere però se si ha il coraggio di rispondere a questa chiamata. Tutte queste parole sono state meditate durante l’adorazione Eucaristica, accompagnate dai canti guidati dall’équipe di pastorale giovanile. Dopo l’adorazione si è pregato con queste parole:
O Dio, nostro Creatore,
tu ci hai amato prima che ti conoscessimo;
tu dall’eternità ci hai pensato
e, giunto il momento favorevole,
hai inviato nel mondo il tuo Figlio, buon Pastore,
pellegrino di pace e di speranza
sulle strade del nostro faticoso cammino.
Ricolmaci del tuo Spirito d’amore,
affinché sappiamo rispondere alla sua chiamata
con il “sì” della piena e gioiosa adesione
al tuo divino disegno di salvezza.
Non permettere che il dubbio ci pervada
o la paura di perderci paralizzi il nostro slancio,
ma rinnova sempre in noi
lo stupore per quello che abbiamo visto,
per quello che oggi vediamo,
per quello che, crescendo nella fede,
di giorno in giorno scopriremo
nel mondo meraviglioso della tua grazia.
Apri il nostro cuore all’ascolto della voce
del tuo Figlio che continuamente ci invita
a dimorare presso di lui nell’Amore.
Amen.
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